Oggi è possibile bere bene nel rispetto dell’ambiente grazie alle sempre più frequentate “casine dell’acqua” potabile. Complice la crisi generale e una ritrovata sensibilità ambientale, in molti hanno riacquistato fiducia nell’acqua del nostro acquedotto.
Spesso ci si chiede se l’acqua alla spina sia sicura come quella imbottigliata; vediamo i processi che subisce prima di arrivare sulle nostre tavole.
Precedentemente trattata prima dell’emissione nell’acquedotto, viene microfiltrata dall’impianto interno del distributore mediante filtri a carbone attivo e ceramici, che eliminano eventuali particelle in sospensione e odori sgradevoli garantendo nel contempo la qualità dell’acqua.
Il processo di microfiltrazione permette all’acqua di mantenere i sali minerali che le assicurano un’elevata qualità, inoltre il sistema viene costantemente monitorato, sottoposto a manutenzione e sanificato periodicamente. Un ulteriore procedimento a garanzia della sicurezza dell’acqua viene effettuato a cura di specifiche lampade a luce ultravioletta, che irradiando una porzione di tubatura trasparente operano un processo di sterilizzazione chiamato “radiazione ultravioletta germicida” che ha effetto mortale su microorganismi patogeni quali: escherichia coli, enterococchi, clostridi e coliformi.
In definitiva si può affermare che l’acqua delle casine sia di buona qualità e sicura almeno quanto la minerale confezionata.
L’acqua erogata alla spina è sempre refrigerata e pronta all’uso, ma la principale attrattiva per il consumatore è rappresentata dall’acqua frizzante che si può avere ad un prezzo modico. Il prezzo medio per un litro di frizzante si aggira sui 0,03 – 0,05 € litro, il solo costo della Co2 disciolta nell’acqua. Considerando un consumo pro capite di più di 200 lt anno chi beve acqua della spina risparmia in media 0,20 € al litro per la liscia (prezzo medio di acquisto delle più comuni acque minerali in commercio) per un totale annuo di 40,00 € che sale ad 140,00 € nel caso della frizzante in bottiglia.
Buona parte del successo delle acque minerali in commercio è dovuto alla sempre maggiore pressione pubblicitaria che grazie anche a testimonial d’eccezione hanno fatto aumentare il consumo di acqua in bottiglie del 65% negli ultimi 15 anni. Una fonte di inquinamento enorme se si considera che per produrre 1 Kg di PET (imballaggio utilizzato per il confezionamento delle minerali) sono necessari poco meno di 2Kg di petrolio e 17 lt di acqua, mentre la lavorazione stessa rilascia nell’atmosfera 2,3 Kg di anidride carbonica, 40 gr di idrocarburi 25 gr di ossidi di zolfo e 18 gr di monossido di carbonio. A questo va aggiunto l’inquinamento dovuto al trasporto su gomma che in Italia rappresenta 82% dei trasporti totali.
Sotto riportatati tutti dati di consumo e risparmio della “casa dell’acqua ad Acquaviva” gentilmente forniti dall’AASS.
Per ulteriori informazioni: http://www.aass.sm/site/home/ciclo-idrico.html
Qualche consiglio per il consumo ottimale dell’acqua alla spina:
- evitare le grandi scorte perché i contenitori domestici non sono sterili e l’acqua è soggetta a deteriorarsi;
- conservare l’acqua al fresco o nel frigorifero e comunque consumarla in 2-3 giorni massimo;
- utilizzare preferibilmente bottiglie in vetro perché anche a distanza di tempo non cedono sostanze all’acqua contenuta;
- lavare periodicamente le bottiglie con acqua calda e sapone.
Dopo quanto riportato siete ancora convinti che l’acqua minerale confezionata sia la soluzione migliore?