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Lo spreco alimentare, il figlio di una società consumistica.

 

Già qualche anno fa (2014) veniva istituita dalle Nazioni Unite la “Giornata Nazionale contro lo spreco Alimentare” ovvero il fenomeno della perdita di cibo ancora commestibile, generato da tutta la catena di produzione e consumo.

Da uno studio internazionale, si stima che un terzo del cibo prodotto nel mondo (1 300 000 000 tonnellate) vada sprecato: dai consumatori stessi nei paesi ricchi; durante il processo di lavorazione nei paesi in via di sviluppo; dal cattivo stoccaggio/mantenimento delle derrate alimentari.

Immagine della distruzione di un campo di finocchi a Viserba a causa dell’esubero di magazzino della committenza (Az. Agricola Delbianco Cristian) 

Immagine della distruzione di un campo di finocchi a Viserba a causa dell’esubero di magazzino della committenza (Az. Agricola Delbianco Cristian)

Lo spreco purtroppo lo si riscontra un po’ in tutti i settori, come in quello agricolo per esempio, infatti le previsioni annue dei grandi distributori di prodotti ortofrutticoli obbligano gli imprenditori agricoli a produrre quanto stimato dal mercato, ma se le previsioni non vengono rispettate e il mercato risulta saturo, i prodotti in esubero, vengono distrutti direttamente in campo, questo perché in linea generale raccogliere un ortaggio implica costi di raccolta, selezione e trasporto. Siamo tutti portati a prendere la mela di  ”Biancaneve” grossa lucida e bella anche se in cuor nostro sappiamo che “Fanino” il contadino dietro casa coltiva il frutteto con amore senza pesticidi e a Km 0, ma purtroppo l’occhio vuole la sua parte anche a discapito di gusto e genuinità, così per la grande distribuzione le mele non conformi ai requisiti estetici vengono scartate. In questo caso lo spreco per il “contadino” non è solo economico ma anche di tempo!

Diversamente come accade un po’ a tutti a livello domestico siamo ammaliati dalle pubblicità e dalle confezioni sgargianti, acquistiamo prodotti e generi alimentari anche solo per il gusto di farlo, “perché li abbiamo visti in TV” pur sapendo non essere necessari, gli stessi che poi verranno probabilmente buttati nel pattume.

A differenza dei nostri predecessori che vivevano d’un economia povera tale da provveder solo allo stretto necessario ma che avevano ben chiare quali fossero le priorità, ormai siamo figli di una società consumistica che ci permette di acquistare ogni bene senza però aver minima coscienza di come lo facciamo.

Tutto questo spreco genera solamente danni sia al portafoglio che all’ambiente se si considera che in media un Italiano genera 65 Kg di prodotti alimentari da discarica in un anno, materiale che se non gestito correttamente finisce solo e solamente in discarica con i relativi costi di gestione del caso, senza considerarne poi gli imballaggi da recuperare, la Co2 prodotta, lo spreco di gasolio…

Un circolo vizioso che senza l’aiuto di tutti sarà difficile venirne a capo, ma dovremo prima o poi “sbatterci la testa” per preservare risorse e l’ambiente.

Di Mattia Marinelli

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