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Acque delle imprese: i controlli e le analisi da fare di Mirkare Manzi

 

Sotto il profilo industriale la gestione delle acque ha fatto passi da gigante: oggi le imprese sono decisamente più attente al suo trattamento e al controllo di quelle reflue. Non tutte però, questo va detto: quelle “classiche” o quelle che non hanno colto l’importanza di questa “filosofia” – sia per una carenza culturale che, talvolta, per motivi economici o strutturali – tendono ancora a svuotare nelle fogne o nei bidoni tutte le acque di scarto, sia quelle dei lavandini per lavarsi le mani che quelle impiegate per la produzione. Certo, è una metodologia “più facile” e che richiede poco tempo, ma i danni che provocano sono davvero enormi e in più corrono il rischio di essere sanzionate. Le normative difatti, anche quelle in vigore nella Repubblica di San Marino, negli anni hanno portato a una robusta “stretta delle maglie” e a una crescita dei controlli. Come comportarsi dunque? Il controllo principale da mettere in campo è quello che riguarda il monitoraggio dei lavabo, degli scarichi e dei pozzetti all’interno delle aree di lavoro. Non tanto quelli inseriti nelle zone sanitarie ma piuttosto quelli posizionati all’interno degli spazi dedicati ai processi produttivi. Insomma, lì dove si lavra e si produce. Qualche esempio pratico per spiegarmi meglio: alcune imprese utilizzano i pennelli, le colle e le vernici, anche a base di acqua. Ovviamente quando li andiamo a risciacquare, colle e vernici finiscono negli scoli e contaminano l’acqua. E sapete dove andranno quelle acque sporche? Non sempre nel posto giusto. Idem per i compressori di condensa: se quelli a uso domestico “producono” poche gocce d’acqua (e quindi facilmente gestibili), quelli industriali ne “emettono” anche più di qualche litro. E non tutto finisce nelle fogne nere, purtroppo: può capitare che vengano scaricate anche nelle acque chiare.

Per evitare danni ambientali e per la salute delle persone, il mio consiglio è quello di chiedere al proprio tecnico di fiducia una mappatura degli scarichi perché c’è il pericolo concreto che, magari senza saperlo, andiamo ad inquinare. Per capire qualcosa di più su cosa voglia dire “inquinare” oppure “rimanere nei parametri consentiti”, ci viene incontro il Decreto Delegato numero 44 del 2021, il cosiddetto “Codice ambientale”: l’allegato J difatti descrive con precisione i valori limiti di emissione in acque superficiali e in fognatura e i limiti di emissione per le acque reflue urbane e industriali che recapitano sul suolo. Naturalmente i valori non li possiamo stabilire noi ma i laboratori preposti: i campioni quindi vanno spediti a loro e poi, in base alle risposte, possiamo “mettere mano” e allinearci agli standard. Chiudo con un’ultima “finestra”: il lavaggio dei pavimenti. Quelli di un ufficio sono diversi da quelli industriali, soprattutto dal punto di vista degli inquinanti. Anche in questo caso comunque l’attenzione deve essere massima.

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