Non è così invece per le plastiche che, nel tempo, sono diventate davvero un super-problema in quanto esistono “milioni” di tipologie e quindi altrettanti “milioni” di gestioni diverse: le plastiche possono essere classificate per tipologia di genere, di processo produttivo, eccetera.
Spessissimo dalla maggior parte delle plastiche che “girano” nei mercati (e nelle abitazioni delle persone e negli stabilimenti produttivi) non si riesce a “ricavare” un’altra plastica.
Il processo di recupero delle plastiche è davvero molto complesso.
Certo, alcune “tipologie” un po’ più nobili e pregiate – mi riferisco al PVC, al PET, al nylon e al cellophane – riescono ad essere recuperate ma, come detto, la maggior parte delle plastiche che diventano “rifiuti” finiscono nei termodistruttori.
Ora: questa parola non deve spaventare i lettori perché i termodistruttori “trasformano” – senza andare troppo nel tecnico – le plastiche “povere” in energia.
Quindi, come si può evincere, è sempre importante “separare” i rifiuti ed è altrettanto fondamentale farlo in maniera corretta: questa “buona pratica” non deve decadere anche perché, non mi stancherò mai di ripeterlo, una “ripartizione” dei rifiuti ha costi di gestione più bassi e agevola gli impianti che li ricevono e, di conseguenza, anche le amministrazioni pubbliche.
Non c’è la pretesa che tutti siano “chimici” o esperti di gestione: la maggior parte delle volte basta solo un po’ di buon senso o di accesso a informazioni basiche.
Nessun allarmismo ma sono certo che molti lettori sono venuti a conoscenza – o hanno letto su Internet o sui giornali – notizie di rifiuti gestiti male, o magari contaminati, o gestiti, come si suol dire, alla “carlona”. Eppure basta davvero poco. Basta capire che la gestione non deve essere vista come una seccatura ma come un’attenzione all’ambiente. Un esempio: se avete messo in una bottiglia di vetro una certa quantità di “miscela” per la moto o per la motosega o per il “trattorino” che utilizzate per falciare l’erba del giardino (sono esempi casuali, giusto per farmi capire) e poi, una volta “svuotata”, la dovete eliminare, non buttatela nella sezione “vetro” come se niente fosse.
Visto che quel vetro è stato a contatto con un materiale pericoloso – oltre alla benzina questo discorso può essere ampliato ai solventi, alle vernici e alle pitture quindi a materiali che rientrano nella categoria dei rifiuti speciali e pericolosi in quanto infiammabili e inquinanti – anch’esso diventa “speciale e pericoloso” e non più “recuperabile”.
Come smaltirlo quindi? Basta andare al centro multiraccolta di San Giovanni: lì si occuperanno della corretta gestione.