Cerco un posto in cui sedermi e mangiarle quando vedo a poca distanza da me una persona che sta assaporando un trancio o due di pizza al taglio. Una volta finiti i miei tre frutti, mi rimane in mano la parte dei semi: praticamente nulla. Osservo distrattamente il mio “ospite”: carta della pizza, tovaglioli, borsetta di plastica. Mentre addentava la sua focaccia, un po’ di pomodoro ha deciso, a sua insaputa, di lasciargli un “ricordino” vermiglio sulla maglia. Tradotto: lavaggio imminente e detersivi. Nella pausa pranzo, in maniera spannometrica, io ho prodotto qualche grammo di rifiuti mentre lui invece più o meno mezzo chilo. Il mio invito quindi è quello di fare attenzione, di fare più attenzione ai piccoli gesti. Questo aneddoto mi permette di “entrare” in maniera più diretta sulla stagione e sulle abitudini. Mi spiego meglio: in estate cerchiamo cose più fresche, sia nel vestire che nel cibo, e con una certa facilità si tende a cambiare (e a consumare) alimenti e vestiti. Questa “necessità” (è un eufemismo) si traduce in una produzione corposa di rifiuti. Vista anche la crisi economica che stiamo attraversando – certo, sembra che il peggio sia ormai alle spalle ma il benessere che avevamo un tempo, attualmente ancora non è stato raggiunto – il mio consiglio è quello di ponderare e misurare quello che si compra, pensando “in prospettiva” (quindi se lo utilizziamo per più stagioni o più anni) o se è un capriccio del momento. Quante biciclette nuove sono tenute nei garage? Acquistate sull’onda dell’entusiasmo, utilizzate una mancata di volte se va bene e poi lasciate a prendere la polvere perché “oggi è troppo caldo”, “oggi piove”, “oggi non ne ho voglia”, “oggi sento le gambe pesanti, meglio l’automobile per spostarmi”. Si compra di tutto, e di tutto diventa un rifiuto. Idem – vista la imminente stagione balneare – per maschere, pinne e boccagli: utilizzati una mezza volta e poi lasciati in cantina, l’anno dopo scopriamo che le gomme e le plastiche si non indurite e non quindi non più utilizzabili. Quindi: quando facciamo un acquisto, pensiamoci due volte. Poi ovvio che alcune persone quello che comprano lo utilizzano sino a fine vita, ma da quello che possiamo vedere – mi riferisco ai rifiuti che ci vengono conferiti – con grande frequenza molti oggetti ci arrivano nuovi o quasi. È anche per questo motivo che nascono i mercatini: invece di portare a inceneritore o discarica qualcosa, quel “qualcosa” può avere un’ulteriore possibilità. Ce ne siamo accorti in occasione del nostro primo “air market”, quello del 21 maggio (ma ne faremo anche altri: il prossimo è l’11 giugno) e anche dai risultati del nostro “negozio e-commerce”: reimmettere in circolo un oggetto – sia esso una bicicletta o altro – vuol dire in primis acquistare a minor prezzo (ripeto, spesso gli “usati” sono pressoché “nuovi”) e poi fare un favore all’ambiente che non deve respirare lo smaltimento.