Le imprese con marginalità economiche ridotte (ma il discorso può benissimo essere esteso ad ogni realtà produttiva e dei servizi) devono correre ai ripari per far fronte a questo fenomeno. Pertanto diventa necessario che risparmino al massimo, mettendo in campo una gestione consapevole e mirata degli scarti direttamente sulla catena di produzione. Già, ma come fare? Ecco tre utili consigli:
1 – Lavorare a monte, quindi adottare una serie di best practice per limare quanto più possibile gli sprechi (un esempio: dalla carta, che può essere riciclata, alle plastiche, al ferro, eccetera);
2 – Conoscere i rifiuti: è fondamentale saper riconoscerli e classificarli. Effettuare una serie di analisi chimiche sugli scarti è indispensabile per cercare di capire quale può essere la destinazione del rifiuto (è meglio che vada in recupero che in discarica; è quindi importate saperlo “etichettare”);
3 – Cercare di formare il personale in modo che i rifiuti vengano ridotti e non crescano. In questo senso il ruolo del dipendente diventa fondamentale: può davvero “aiutare” l’azienda a ottimizzare ogni passaggio, dalla produzione.
I metalli, la carta e tanti altri materiali oggi vengono pagati di più, cioè hanno un costo maggiore sia in fase di acquisto che di “eliminazione”: a fine mese, o a fine anno, vedrete che ci sarà un buon risparmio.
Certo, l’incremento dei prezzi non si può azzerare, ma porre una “diga” ha pur sempre un certo peso economico.
Voglio difatti ricordare che se le imprese chiudono l’occupazione cala e così anche il denaro spendibile per le famiglie. Serve quindi creare un “cuscinetto” per arginare questa crisi che ha ricadute a pioggia su tutta la società. Le tre pillole che ho evidenziato sono un buon inizio: limare i costi con gesti semplici e con piccole ma indispensabili attenzioni possono avere un “valore” molto alto.